L'analisi per una corsa corretta
L'analisi
per una corsa corretta
E’
noto che esiste una sostanziale differenza fra
la corsa e la camminata,
anzi a queste aggiungerei anche la marcia sebbene quest’ultima è
una specialità diversa e non la prenderemo in considerazione, per
cui diremo che il nostro corpo si muove sostanzialmente camminando o
correndo.
Pur considerando che ognuno di noi ha il proprio stile,
la propria andatura la propria velocità ecc, è importante sapere
che questo movimento avviene in maniera coordinata e in modo
sinergico con i muscoli e relativi segmenti che ne determineranno il
movimento stesso.
Pur riconoscendo questa analisi è importante
sapere e conoscere quale è il modo corretto che potremmo definire
meccanico o logico per utilizzare il nostro corpo al meglio e quindi
dare un ottimo risultato in termini sia di analisi sportive e
prestazionali ma anche per evitare infortuni causati dal sovraccarico
degli allenamenti.
Come dicevamo, le differenze tra la corsa e
la camminata sono tante, le analogie sono poche e le riconosciamo dai
muscoli scheletrici che intervengono, le differenze dal modo di come
questi lavorano. Quando
camminiamo
portiamo il piede avanti al nostro corpo, lo appoggiamo con il bordo
posteriore del tallone. Dopo aver rullato fino alla punta,
contemporaneamente l’altra gamba ripete lo stesso movimento; quindi
possiamo affermare in tutta certezza che un piede
rimarrà sempre a terra senza avere fase di volo,
senza entrare nei dettagli è evidente che tutta la muscolatura che
partecipa a questo movimento compie un’attività diversa rispetto a
quando corriamo.
Nella corsa invece l’impatto è di altra
natura, la postura del nostro corpo cambia e soprattutto i muscoli
scheletrici saranno coordinati e sincronizzati in modo diverso. E’
impensabile quindi che si possa correre come camminare o camminare
come si dovesse correre. Alcuni studi del passato indicavano che
appoggiare il tallone nella corsa come nella camminata fosse il modo
giusto.Oggi
dopo studi si è
stabilito che per analizzare il corretto stile di corsa bisogna
prendere in
considerazione
altri aspetti come la forza, la potenza, la stabilità dei piedi,
quella delle articolazioni della caviglia, ginocchio, bacino e
tronco. L’analisi
diventa di fondamentale importanza per evitare perdite di energia e
favorirne il ripristino.Molto
svantaggioso dunque in termini di efficienza appoggiare il piede con
il tallone: questo danneggerebbe articolazione e tendini, allo stesso
modo appoggiare di punta avremmo dei polpacci sempre contratti e al
limite di continue lesioni con relative conseguenze al tendine di
Achille.
Il
piede deve atterrare
sotto la verticale del
corpo; la gamba deve
risultare perpendicolare al terreno e
quando il piede tocca terra il ginocchio
deve rimanere piegato in
modo da accumulare
energia. Tutta la catena cinetica dell’arto inferiore si caricherà
come una molla che restituirà l’energia in fase di
distensione.
Se invece si atterra lontano dal corpo, il
baricentro si troverà dietro al punto di appoggio e faremo una
fatica notevole a spostarci con la gamba davanti dritta, inoltre con
un’azione di questo tipo ogni impatto costituisce una frenata. In
sintesi l’impatto a terra lontano dal corpo non è utile né in
fase di appoggio né in fase di spinta.
Il piede deve
essere appoggiato piatto, il che significa che sta semplicemente
ricadendo per gravità sotto il corpo, senza sforzo alcuno. Se invece
al momento dell’appoggio la punta del piede guarda verso l’alto,
significa che l’appoggio del tallone è eccessivo con i conseguenti
problemi già descritti.
Sicuramente esiste una correlazione
ampiezza frequenza che ci darà la cadenza ottimale rispetto alle
nostre leve. Mediamente avere un ritmo di 180 appoggi al minuto
potrebbe risultare un ritmo medio per un’andatura da 5’ a 4’ al
km. A queste andature la differenza dei passi risulta simile e la
differenza di velocità avviene tramite la lo spostamento del corpo
durante la fase di volo. Più avanti ne vedremo il perché.Da
dove provengono le forze di spostamento?
Appena
appoggiamo il piede a terra con tutta la pianta dobbiamo pensare di
estendere indietro tutta la gamba; la
forza per avanzare, avverrà estendendo l’anca indietro attraverso
la forte spinta del gluteo;
l’idea è di spingere indietro tutta la gamba dalle anche,
utilizzando come dicevamo il grande e potente gluteo. Dobbiamo
immaginare l’anca, come se fosse il perno su cui fare leva
e quindi quello è il motore da cui parte il movimento.
Proviamo
nella stazione eretta a sollevare il tallone verso dietro: potremo
sentire contrarre i muscoli posteriori della coscia con l’appoggio
della mano,
sentiamo scorrere i muscoli che sollevano l’anca. Durante la
camminata questo non succede.
Ora
cerchiamo di capire bene questo punto: il tallone si alza verso il
gluteo in modo passivo, quasi secondo un movimento riflesso dalla
forza esercitata dal gluteo agevolato dall’inclinazione del busto.
Bisogna pensare solo ad estendere l’anca. Il
piede salirà in alto in modo proporzionale dalla forza con cui si
estende l’anca, cioè con quanta forza “si tira indietro” la
gamba. Questa azione determina quanta spinta ci sarà in avanti,
quanto più in alto si solleva il tallone verso i glutei, tanto sarà
maggiore la fase di volo e quindi la velocità.
Quindi
ritornando al discorso precedente dove si faceva cenno dei circa 3
passi al secondo potremo dire che, ad una certa andatura da 6’ a
4’, possiamo confermare il ritmo e cioè il numero dei passi non
cambia molto. Questo avviene perché quando andiamo più forte,
solleviamo maggiormente il tallone da terra. E se un corpo cade
dall’alto acquista più velocità e compensa la caduta lenta.Se
invece si portano le ginocchia avanti sarà frenata la forza elastica
e il movimento
sarebbe inutile e forse l’avanzamento sarebbe più lento. Perciò
non è conveniente accompagnare la gamba in avanti, conviene
lasciare che il riflesso di stiramento funga da balestra e che la
gamba avanzi più velocemente in modo naturale soprattutto
senza fatica e consumo di energia. Vedremo come uno dei problemi
principali che ostacola questo meccanismo che impedisce uno stile
corretto è proprio una insufficiente estensione dell’anca.
Inclinarsi
in avanti?
Concetto spesso interpretato in maniera sbagliata.
Inclinarsi in avanti non significa necessariamente un’esagerata
postura rivolta in avanti. La posizione del corpo deve essere
comunque eretta, angolata in avanti come se stesse cadendo. In
effetti, la
sensazione che si percepisce, appoggiando correttamente il piede
quasi sotto il corpo, è proprio quella di una caduta in avanti: in
questo modo si sfrutta la forza di gravità per avanzare. In buona
sostanza tutto il corpo deve risultare inclinato in avanti proprio a
partire dalla caviglia.
Riassumendo
possiamo dire che dobbiamo porre la nostra attenzione ad appoggiare
il piede a tutta pianta con il ginocchio piegato, poi spingere l’anca
indietro grazie alla contrazione del gluteo inclinando il bustoin
avanti.
Per provare qual è la sensazione corretta possiamo fare
un esperimento facendo un’andatura di corsa
calciata dietro sempre più velocemente e poi fare un allungo in modo
tale da constatare che l’effetto “molla” è una sincronia di
movimento veloce.
Questi
concetti correlati sono automatici quindi se proviamo ad appoggiare
il piede, diventerà naturale appoggiare completamente tutta la
pianta: i passi sembreranno più corti ma la cadenza aumenterà da
sola. Il movimento diventerà ciclico.
Se non si è abituati,
poiché si sono instaurati vizi e difetti dovuti ad uno stile di
corsa non efficiente, non sarà facilissimo cambiare le nostre
abitudini poiché da parecchio tempo i muscoli lavorano in modo
errato.
E’ indispensabile che il cambiamento avvenga
gradualmente; poi bisogna concentraci su un traguardo alla volta
l’ideale. I periodi di pausa dovuti a svariati motivi devono essere
utilizzati proprio per ripartire con la giusta metodologia.
Un
test significativo può essere quello di correre scalzi su un tapis
roulant per poter valutare, attraverso la ripresa cinematografica,
l’appoggio reale del piede sul nastro che corrisponde al
terreno.
Altra cosa a cui pensare è che, appena il piede
appoggia a terra deve essere sollevato prima possibile verso dietro.
Questo consentirà di aumentare la cadenza, di ridurre il tempo di
appoggio. Anche se questa cosa non è particolarmente corretta, ma
all’inizio lenta. E’ importante pensare a due particolari già
descritti: tallone verso i glutei e sollevare il piede appena tocca
terra.
Questo esercizio può essere svolto anche solo 20
secondi per ogni chilometro. Successivamente il tempo al da dedicare
a questa andatura dovrà necessariamente aumentare.
E a
questo punto SI CORRE!
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